Non è un concetto inedito: l’oro ha un ruolo di primo piano nella creazione di capsule e impianti dentali, grazie alla sua estrema resistenza e alla sua capacità di resistere ai più vari agenti corrosivi. Era dunque più che naturale che un metallo tanto prezioso potesse trovare una sua applicazione anche in ambito odontoiatrico: gli unici agenti capaci di corrodere l’oro, infatti, quali acqua ragia e mercurio, non fanno di certo parte della normale alimentazione di un essere umano; un dato non indifferente, e che conferma l’estrema utilità dell’oro in questo campo di applicazione.
Ciò che più preme sottolineare, in ogni caso, è che l’oro, al di là della sua longevità, è e resta un metallo prezioso, oggetto di investimento e bene rifugio di prim’ordine. Questi tratti caratterizzano anche l’oro delle protesi dentarie, che, in quanto tale, è soggetto a precise quotazioni che possono diventare oggetto di interesse e attenzione sia da parte degli specialisti odontoiatri, sia da parte dei privati con impianti in oro, desiderosi di smaltire o riconvertire in denaro contante protesi ed eventuali scarti.
Il Valore degli impianti in oro
Come i professionisti sanno, gli impianti in oro nascono per esigenze diverse: da un lato, si può parlare di specifiche tendenze da cavalcare per sentirsi VIP o restare al passo con le personalità più influenti del momento; dall’altro, invece, gli odontoiatri devono lottare costantemente con la necessità di impiantare protesi e capsule che siano capaci di resistere alle sollecitazioni fisiche e chimiche che caratterizzano la cavità orale. L’oro risulta un materiale perfetto per questo genere di impianti, ma il suo valore non può certo essere dimenticato. Così, al momento dell’estrazione di una protesi, va certamente considerata l’idea di riutilizzare il prezioso metallo o, al contrario, di valutarlo per ottenere denaro liquido.
In questo senso, la procedura può essere seguita, a diverso titolo, da tutti quei soggetti che, per una ragione o per l’altra, possiedono rottami di protesi dentali contenenti oro. Si fa quindi riferimento a odontoiatri che, dopo l’estrazione di un impianto, possono decidere di rivendere le parti in oro, o, al contrario, ai privati possessori di denti d’oro che, per bisogno di denaro liquido, si decidono a vendere la protesi. In entrambi i casi, sarà necessaria una quotazione dell’oro dentale accurata e affidabile, su cui fondare la trattativa e la compravendita.
In ogni caso, sarà necessario tenere presente, in sede di oro dentale quotazione, che le due variabili di riferimento sono i carati del metallo utilizzato e il suo peso. Per i privati, questa potrebbe apparire una novità, ma i professionisti ne sono consapevoli: nella gran parte dei casi, non si impiega oro puro nelle protesi, ragion per cui il suo valore non è mai equiparabile a quello dell’oro che costituisce i gioielli. Di norma, dunque, un dente d’oro o una capsula oscillano tra i 9 e i 14 carati: si tratta di un dato da tenere necessariamente in considerazione al momento della valutazione, perché solitamente il parametro di riferimento è l’oro a 24 carati, di per sé estremamente raro anche nell’ambito dei gioielli.
Stabilito il valore reale dell’oro concretamente impiegato nella protesi che si desidera rivendere, è necessario valutarne anche il peso: chiaramente, anche qui si ha a che fare con una variabile, il cui valore tendenzialmente oscilla intorno ai 15 grammi. Tenendo a mente questi due riferimenti, appare evidente che l’oro estratto da un dente può apparire inferiore a quello necessario alla creazione di un paio di orecchini: un valore che va moltiplicato per tutte quelle protesi, quelle capsule e quei denti che si ritrovano a passare per le mani di un professionista che, in alternativa, può riutilizzarli altrove o considerarli scarti. Immetterli nuovamente nel circuito dell’oro, vendendolo al giusto valore, potrebbe rivelare invece piacevoli sorprese, vista la mole di materiale prezioso con cui un odontotecnico ha a che fare nel lungo periodo; senza considerare, inoltre, l’applicazione, anche se rara, di leghe in oro che oscillano tra i 18 e i 20 carati, ben più preziose di quelle con oro dai 9 ai 14 carati.
Difficoltà nella vendita
Il dentista o il privato che desideri vendere l’oro di una protesi in suo possesso deve tener conto di alcune difficoltà cui potrebbe andare incontro al momento della trattativa. Non tutti i compro oro, infatti, trattano capsule e denti d’oro, poiché il lavoro necessario alla loro pulitura da resine e scorie di vario genere, spesso, finisce per bloccare qualsiasi trattativa. Un altro fattore che finisce per distogliere i compratori dall’acquisto è l’inaffidabilità dei test all’acido necessari per riconoscere la caratura dell’oro impiegato nelle protesi. La forte presenza di palladio e ferro nelle leghe a caratura più bassa, così come la frequenza di semplici placcature in oro, piuttosto che di protesi interamente costituite in metallo prezioso, porta diversi compratori a offrire stime più basse del reale valore dell’oggetto.
Tuttavia, aggirare queste difficoltà è fondamentale e, allo stesso tempo, possibile rivolgendosi a quei compro oro che per la quotazione oro dentale sfruttano i metodi più precisi e trasparenti a disposizione. Tra questi, l’uso di tecnologie d’avanguardia come lo spettrometro a raggi X, permette di aggirare il test dell’acido e le sue imprecisioni, e restituire al venditore l’esatta caratura dell’oro della protesi in vendita. Si tratta di un passaggio fondamentale che, oltre a dare merito all’onestà del compratore che si avvale di questa tecnologia, si rivela vantaggioso anche per il privato desideroso di convertire in contanti l’oro di una sua protesi o, per un volume di denaro potenzialmente maggiore, per il professionista odontotecnico in fase di smaltimento di protesi e scarti contenenti metallo prezioso.
Infatti, l’oro sarà acquistato al suo reale valore, tenendo conto della sua vera caratura e del suo peso reale, in una transazione onesta da cui tutte le parti in causa trarranno vantaggio.
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